Ho l’alluce valgo? No, in realtà un alluce rigido!

Ricevo in ambulatorio una paziente che presenta un quadro clinico che poteva mimare un alluce valgo.

P: “ ma di cosa si tratta?”

D: L’alluce rigido è una malattia del piede dovuta a un processo degenerativo a carico dell’articolazione dell’alluce con il primo metatarso. L’alluce perde la mobilità e non può più flettersi ed estendersi correttamente. 

La causa può essere legata ad un trauma o una serie microtraumi ripetuti, può essere iodiopatica, cioè legata a una personale predisposizione, oppure può dipendere dal naturale invecchiamento delle cartilagini con conseguente artrosi.

Può essere confuso con l’alluce valgo a causa del becco osseo presente sul dorso dell’articolazione che può mimare la “patata” e per la possibile leggera deviazione all’esterno dell’alluce, a volte associata. Può comparire anche in età giovanile ed è frequente anche nei maschi.

P: “ che sintomi presenta?”

D: La sintomatologia varia dalla rigidità articolare al vero e proprio dolore acuto; di solito l’alluce è molto dolente al mattino o dopo qualche attività fisica anche modesta (ad esempio una passeggiata). Nella fase conclusiva della patologia l’articolazione può essere completamente distrutta e divengono difficoltosi anche i movimenti più semplici, come infilare le scarpe o compiere pochi passi. Tutto questo può essere fonte di invalidità e ridurre notevolmente l’autonomia personale.

P: “ come si cura?”

Nelle forme molto iniziali questa patologia può essere trattata conservativamente: fisioterapia, manipolazioni articolari e fasciali, rieducazione alla postura, infiltrazioni articolari ( acido ialuronico o cortisonici) e plantari.

Ben presto, per ottenere dei risultati definitivi, occorrerà intervenire chirurgicamente. Pertanto, dopo l’esecuzione di specifici esami radiologici e dopo una attenta valutazione clinica, il chirurgo del piede deciderà la strategia terapeutica adeguata a seconda del caso:

  1. pulizia articolare o chelotomia
  2. osteotomia decompressiva,
  3. blocco articolare o artrodesi,
  4. la sostituzione dell’osso dell’alluce con la protesi.

Gli interventi richiedono un’ anestesia locale del piede e una notte di ricovero. Vediamo più nel dettaglio i vari punti.

1. La pulizia articolare o chelotomia consiste in una rimozione, con appositi strumenti, di tutte le asperità dell’articolazione, responsabili della riduzione del movimento, sia della base della falange che della testa del metatarso. E’ sicuramente un intervento poco invasivo ma riservato solo all’alluce rigido lieve (vedi fig. 1).

2. L’osteotomia decompressiva consiste in un taglio dell’osso che procura l’arretramento della testa del primo metatarso riducendo il conflitto con la falange dell’alluce. Questa tecnica si esegue soprattutto nei casi di parziale distruzione articolare o di alluce rigido medio-grave (vedi fig.2-4). Quando si effettua questa osteotomia si usa in genere bloccarla con una o due viti in titanio.

Le tecniche descritte possono essere eseguite, ultimamente, anche con metodica mininvasiva o percutanea. Non si eseguono tagli della pelle, si effettuano piccole incisioni di circa 5 mm (forellini), non vengono usati fili metallici o viti per la stabilizzazione.

3Nel caso di completa distruzione dell’articolazione (vedi fig. 5) è consigliato l’intervento di blocco articolare o artrodesi nella quale si procura la fusione della testa del metatarso con la base della falange. Bloccato il movimento si blocca anche il dolore.

Alternativamente al blocco articolare, l’alluce rigido può essere trattato con la protesi o spaziatore articolare (vedi fig. 6). Questo presidio mantiene un certo grado di movimento dell’articolazione. L’intervento chirurgico consiste nell’asportazione delle superfici articolari rovinate e nella loro sostituzione con delle superfici metalliche e/o silicone. 
Queste vengono alloggiate nella base della falange dell’alluce e nella testa del metatarso. Tale intervento viene eseguito con un taglio sulla cute di pochi centimetri.

P: “ e dopo l’intervento??”

D: Con tutti i tipi di interventi sopraelencati si ottiene la liberazione dal dolore. Mediamente la deambulazione è concessa immediatamente con l’ausilio di scarpa post operatoria per 30 giorni poi si passa a una scarpa a fondo rigido per altri 30 giorni.
I primi giorni può necessitare l’uso di stampelle.

In seguito all’intervento sarà utile eseguire fisioterapia: inizialmente mirata a ridurre il gonfiore, successivamente a ridare mobilità articolare al piede ed rieducare ad un cammino corretto.